martedì 21 gennaio 2014

Francesco Fornari


Si avvia al compimento dei 50 anni dalla sua installazione l’organo della nostra parrocchia, che fin dal lontano 1969 risiede sulla balconata sovrastante il portone di ingresso centrale.

Sonoro, entusiasmante, caldo, soave, spesso commovente. Questi sono alcuni aggettivi che vengono in mente nell’ascoltare le note emesse dalle sue canne. Sia che stiamo partecipando alla Santa Messa domenicale, sia che stiamo assistendo alla solenne rappresentazione della via Crucis animata dai Confratelli assieme ai bravissimi membri del coro. Costruito dallo storico laboratorio dei fratelli Ruffatti di Padova (www.ruffatti.com) è stato il protagonista invisibile di tutte le celebrazioni svolte fino ad oggi dall’epoca della sua installazione. Notevoli sforzi sono stati profusi per la sua messa in opera, tra i quali anche il rifacimento dell’intero balcone che lo ospita in quanto il precedente risultava troppo poco profondo.

Tra i nomi di coloro i quali fecero donazioni per il suo acquisto spiccano nomi illustri di allora e di oggi. La pergamena con l’elenco completo (con tanto di cifre) è oggi visionabile nel salone della Confraternita antistante la segreteria, ritrovata nei depositi dai collaboratori dell’attuale consiglio di amministrazione.
La pergamena con l'elenco dei donatori 

Esaminandola spicca il nome del compianto Franco Pizzolla, confratello storico e membro di diversi Consigli di amministrazione; Mons. Ridola, all’epoca parroco e Padre spirituale della Confraternita; Egidio Portulano, un confratello che, nonostante gli scarsi mezzi, ha voluto fare una cospicua donazione; Angelo Monfredi, storico sindaco tarantino dal 1957 al 1961 e noto esponente di Democrazia Cristiana in terra ionica. 
Ma non mancano nemmeno i nomi illustri femminili come quello della “nostra” professoressa D’andria, attuale direttrice del coro “Monte Carmelo”; Maud Bianchi Caramia, moglie del Priore della precedente amministrazione e Rosa Spartera Caminiti, discendente del Priore Caminiti, colui il quale acquistò le statue del cartapestaio leccese Giuseppe Manzo che, ancora oggi, portiamo in processione durante la Settimana Santa. Anche alcuni gruppi compaiono tra i nomi dei benefattori: il Liceo Paisiello, il gruppo rinascita cristiana, il terz’ordine domenicano ed i parrocchiani del Carmine tutti che figurano assieme in un’unica voce.

Personalmente ho notato che in anni di assidua frequentazione della Chiesa del Carmine è quasi come se avessi sempre dato “per scontata” la sua presenza in Chiesa senza mai soffermarmi sulla maestosità della struttura che lo compone e sulla bellezza delle note che riesce ad emettere. Scrivere questo articolo mi ha aiutato a conoscerlo e rivivere le sensazioni che è riuscito a trasmettermi e che spero voi possiate, come me, rivivere. La musica, oggi come ieri, svolge un compito essenziale e spesso sottovalutato in ambito liturgico. La sua presenza è fondamentale per il nostro pieno coinvolgimento in ciò a cui stiamo assistendo. Capace di toccare le corde dell’anima essa risuona potente durante le celebrazioni e rappresenta l’archetipo della pietà popolare. Essa “ha il compito di risvegliare la devozione, centro del sentimento religioso, perché da essa si arriva all'ammirazione, al nobile desiderio di cambiare e di considerarsi indegno di tanta nobiltà” [cit. Monsignor Pablo Colino, maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro].

Immaginatevi come sarebbe assistere ad una via Crucis senza l’accompagnamento musicale composto da Padre Serafino Marinosci sui bellissimi versetti di Pietro Metastasio. E come poter non ricordare le note che ci accompagnano durante il pio esercizio dell’adorazione della Croce che compiamo tutte le domeniche di quaresima nella nostra chiesa, con le luci soffuse, affinché la protagonista sia lei, con le celebri marce funebri tarantine e le nostre grandi “nazzicate”, spalla a spalla al nostro Confratello, che abbiamo conosciuto durante il noviziato o con il quale siamo amici da tutta una vita e tutti insieme sentiamo i brividi che corrono ghiacciati sulla nostra schiena.

Quindi la prossima volta che avrete modo di presenziare in Chiesa durante una celebrazione accettate questo mio modesto consiglio: concentratevi su un ascolto più profondo della musica che accompagna il rito e fate in modo che essa giunga fin lì, nel profondo del vostro cuore.